I

l gas naturale resta il principale combustibile fossile utilizzato in Italia per attività domestiche e per la produzione di energia elettrica. Ne importiamo più del 90%, principalmente dal nord Africa e dalla Russia. Per ridurre la dipendenza dalle importazioni dall’estero e migliorare il bilancio ambientale si sono da tempo avviate tecniche per la produzione di biogas e biometano, prodotti rinnovabili alternativi al gas naturale.

Il biogas è prodotto con diversi processi, di cui il più comune e diffuso è la fermentazione anaerobica: digestione da parte di specifici batteri di biomasse coltivate o di scarto, della parte organica dei rifiuti prodotta dalla raccolta differenziata, dei fanghi di depurazione delle acque.

Tipicamente il biogas contiene una percentuale - dal 50 al 75% - di metano. E’ quindi necessario un processo di “upgrading” per separare l’anidride carbonica e ottenere biometano da immettere nelle reti gas per la distribuzione e l’utilizzo. Questa raffinazione è svolta con diverse tecniche fra le quali quella di cattura della CO2 basata su sorbenti solidi, sviluppata da RSE, che presenta interessanti vantaggi energetici.

L’efficienza energetica di queste tecnologie è sicuramente alta. A valle della digestione anaerobica il biogas è usato per alimentare impianti per la generazione di energia elettrica con un’efficienza del 40% circa. La restante energia, che può essere utilizzata sotto forma di calore, non è solitamente sfruttata in maniera massiva – in media solo per l’11% del potere calorifico in ingresso – a causa della scarsità di impianti che sfruttano il calore nei luoghi di produzione. Al netto delle perdite di rete elettrica e dell’efficienza di un ciclo combinato, ogni metro cubo di metano contenuto nel biogas porta un risparmio di circa 0,84 m3 di gas naturale di origine fossile. Lo stesso m3 di metano contenuto nel biogas, dopo la raffinazione e tolti i consumi energetici necessari per svolgere il processo, sostituisce 0,94 m3 di gas naturale con un beneficio energetico del 13% superiore.

Le tecniche di produzione del biometano, come si è evidenziato particolarmente efficienti e performanti, sono ancora poco applicate in Italia. Dal 2013 al 2016, sono stati realizzati solo quattro impianti di limitata capacità legati a progetti dimostrativi. Nell’estate del 2017 l’impianto dell’azienda Montello, in provincia di Bergamo, è stato il primo a immettere biometano nella rete di trasporto di Snam Rete Gas. Dopo la pubblicazione da parte del MISE del nuovo decreto sul tema, nel marzo 2018, si prevede che i progetti industriali si sviluppino in numero rilevante.

Il decreto del 2018 promuove esclusivamente l’impiego del biometano in autotrazione. Il “biometano avanzato”, ottenuto dalla FORSU e da scarti agricoli e zootecnici, è incentivato, per un periodo massimo di dieci anni, a condizioni particolarmente favorevoli. Sono riconosciuti 375 euro per ciascun Certificato di Immissione al Consumo (CIC) oltre a ulteriori incentivazioni nel caso in cui il gas sia immesso al consumo in nuovi impianti di distribuzione stradale pertinenti all’impianto di produzione del biometano.

I numeri e le tecnologie per una definitiva affermazione della produzione di biometano sono incoraggianti. Le quantità di scarti agricoli, reflui zootecnici, frazione organica dei rifiuti urbani e fanghi di depurazione delle acque, attualmente disponibili, consentirebbero di produrre circa 4 miliardi di Sm3/anno di biometano. Quantità che potrebbe aumentare con l’incremento della percentuale di raccolta differenziata (oggi 50% a livello nazionale) per altri 2 miliardi di Sm3/anno. Tali quantità corrispondono a circa il 6-9% del gas naturale attualmente consumato in Italia. Una produzione di 4 miliardi di Sm3/anno di biometano coprirebbe il 10% del fabbisogno italiano di carburanti, con un risparmio di emissioni di CO2 pari di 8-12 Mt/anno.

Il biometano prodotto può essere immesso nelle tradizionali reti di trasporto e distribuzione del gas naturale, soluzione vantaggiosa se la distanza tra l’impianto di produzione e la rete del gas non è eccessiva. Altra possibilità è il trasporto su strada di gas compresso verso distributori di carburanti ad uso pubblico o privato.

La produzione di biometano con le tecniche appena descritte risulta essere anche utile al sistema elettrico perché può fornire servizi di regolazione e bilanciamento in maniera efficiente rapida e flessibile. Abbinare a un digestore per la produzione di biogas un motore a combustione interna per produrre calore ed energia elettrica e un impianto di upgrading che produce biometano consente di sfruttare costantemente la produzione del digestore – caratterizzata da tempi lunghi e poco modulabile – passando in pochi minuti dalla massima produzione elettrica a zero e viceversa e fornendo al sistema elettrico servizi essenziali, con emissioni nette di CO2 prossime a zero.

 

download dossier