Guido Pirovano
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Capo Svilppo Sistemi Energetici di RSE
“L’utilizzo della biomassa può rappresentare una potenziale criticità per la qualità dell’aria, in particolare per lo sviluppo delle concentrazioni di polveri sottili (PM10 e PM2.5). Le problematiche derivanti dall’uso della biomassa si riferiscono per la quasi totalità al settore del riscaldamento domestico (stufe e camini). Gli studi scientifici evidenziano che nel contesto italiano il contributo di tale settore emissivo alle concentrazioni medie annue, ad esempio, di PM2.5 varia tra il 10% ed il 20% (Pepe et al., 2019; Amato et al., 2016). Tale contributo, però, può salire fino al 25-30% (Amato et al., 2016) nel periodo invernale quando le concentrazioni assumono i valori più elevati. Risulta quindi evidente che lo sviluppo dell’utilizzo della biomassa nel settore residenziale privato, caratterizzato da un tessuto emissivo molto parcellizzato e costituito da un numero elevato di impianti complessivamente poco efficienti rappresenta uno scenario di evoluzione energetica non particolarmente sostenibile, fatti salvi contesti molto particolari (es. montani). Diversamente l’utilizzo della biomassa nell’ambito di impianti energetici di maggiori dimensioni, più efficienti sia dal punto di vista della capacità produttiva che, soprattutto, nell’abbattimento delle emissioni di inquinanti, può rappresentare un percorso di sviluppo che, a valle delle opportune verifiche in termini di impatto, potrebbe rivelarsi maggiormente sostenibile soprattutto in contesti non fortemente urbanizzati".
Pierpaolo Girardi
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Sviluppo sostenibile e fonti energetiche di RSE
“Lo sfruttamento energetico delle biomasse, e in particolare delle biomasse legnose, è una delle possibilità per ridurre le emissioni climalteranti del Sistema Energetico. La combustione della biomassa, infatti, genera CO2 biogenica, da non includere nelle emissioni climalteranti. Tuttavia, per valutare gli effetti climalteranti delle tecnologie energetiche è bene adottare un approccio di ciclo di vita (LCA), così come suggerito dalla direttiva (EU) 2018/2001. In altri termini, occorre considerare gli impatti legati alla produzione della biomassa legnosa (se coltivata), alla raccolta, lavorazione, trasporto, stoccaggio, combustione, gestione delle ceneri, costruzione e dismissione degli impianti. In quest’ottica, la stessa direttiva indica delle percentuali di riduzione rispetto a un mix energetico di riferimento. Le emissioni a effetto climalterante dovute alla produzione di energia elettrica da biomasse legnose, in ottica LCA, risultano dello stesso ordine di grandezza delle altre rinnovabili (anche se superiori) e decisamente inferiori rispetto alla miglior opzione fossile (centrale a gas naturale in ciclo combinato-CCGN). Tuttavia un approccio LCA non si limita a considerare l’intero ciclo di vita, ma anche a considerare categorie di impatto diverse dai soli cambiamenti climatici. Da uno studio RSE di qualche anno fa (Life CycleAssessment per la filiera delle biomasse ad uso energetico, 2013) emergeva come la produzione elettrica da biomasse solide comportasse impatti maggiori della produzione da ciclo combinato per categorie di impatto ambientale come l’acidificazione atmosferica o la formazione di ossidanti fotochimici. Ciò era ascrivibile alle alte emissioni di polveri e ossidi di azoto nella combustione delle biomasse solide e al basso rendimento di conversione in energia elettrica. Ovviamente i risultati risentono del fatto che si è considerata la sola produzione elettrica e che si tratta di impianti concepiti ormai 10 anni fa. L’uso di impianti più efficienti, cogenerativi, dotati di sistemi di controllo e abbattimento delle emissioni (sia di NOx che di polveri sottili) potrebbero avvicinare le prestazioni delle biomasse solide a quelle del gas naturale, in termini di esternalità complessive. Nel caso della produzione di calore infatti, dove i rendimenti tra gas naturale e biomasse sono più vicini, le prestazioni nel ciclo di vita si avvicinano sensibilmente, come emerge da un recente studio di LCA (NERI, Esmeralda, et al. Biomass residues to renewable energy: A life cycle perspective applied at a local scale. Energies, 2016, 9.11: 922.) Lo sfruttamento energetico della biomassa legnosa, quindi, per essere sostenibile deve necessariamente passare per un miglioramento degli impianti di conversione energetica, oltre che per un uso di prossimità della risorsa (molti degli impatti del ciclo di vita sono dovuti al trasporto). Infine vale la pena notare che allargando il concetto di sostenibilità oltre le sole emissioni atmosferiche, lo sfruttamento della biomassa legnosa, derivante dalla manutenzione delle aree boschive, potrebbe comportare altri tipi di vantaggi come un’aumentata sicurezza idrogeologica, un miglioramento paesistico, una riduzione del rischio incendi. Ecc. Vantaggi che esulano da questa analisi ma che rivestono una grande importanza”.